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Antonella: "io chirurgo a Be'er Sheva, viaggio in bus un incubo con missili in lontananza"

"Sono un chirurgo pediatrico all'ospedale di Be'er Sheva, piuttosto vicina alla striscia di Gaza. Ogni giorno vado a lavorare con i mezzi pubblici, vivendo a Gerusalemme. Il viaggio in autobus è da brividi, appena si vede qualcosa in cielo, bisogna fermarsi, sdraiarsi a terra e riparare la testa con qualsiasi cosa. Sono riti noti a tutti, ritmi che scandiscono i nostri giorni, a casa, a lavoro, per strada. La situazione è molto pesante, è deprimente, è il panico". Antonella Nahum è una dottoressa israeliana che all'Adnkronos racconta i giorni del conflitto tra corse disperate per mettersi in salvo a ogni allarme, occhi puntati verso l'orizzonte per avvistare eventuali missili in arrivo e rientri in case dove non si dorme di più.

"Poco fa è risuonata l'ennesima sirena, siamo scappati in uno dei tanti rifugi che ci sono in ospedale, delle zone dove la gente si raggruppa per evitare i razzi. Ero in ambulatorio con due genitori beduini e il loro bimbo neonato - racconta - al segnale ci siamo messi a correre, ognuno aiuta l'altro, siamo tutti nella stessa barca. Il suono delle sirene è indescrivibile, allucinante, una cosa che ti entra nelle orecchie e nel cuore e non ti esce. Abbiamo i nervi a fior di pelle, il rumore è atroce. Arrivano bimbi feriti dagli attacchi di questi giorni, abbiamo una pista di atterraggio per gli elicotteri. A tutto questo, alla guerra, non ci si abitua mai: indipendentemente da chi hai sotto ai ferri, è una cosa che ti tocca perché ogni volta pensi che, al suo posto, in quel tavolo operatorio, potresti esserci tu o un tuo caro".

(di Silvia Mancinelli)