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Clima: in Ue meno di una azienda su 10 ha obiettivi in linea con accordo Parigi

Il 95% di tutti i prestiti alle imprese in Europa provengono da banche che intendono allinearsi all’Accordo di Parigi. Ma meno di 1 azienda europea su 10 finora ha obiettivi di emissioni tali da limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, in linea con l'obiettivo di Parigi. Ciò significa di conseguenza che le banche che finanziano queste aziende sono oggi lontane dall'essere allineate all’accordo. A tracciare il quadro è una nuova ricerca di Cdp Europe, organizzazione non-profit finanziata dall’Unione Europea, e di Oliver Wyman, società di consulenza strategica globale, secondo cui si sta formando un mismatch di 4 trilioni di euro tra i prestiti bancari che mirano ad essere 'allineati a Parigi' e il mercato per questi prestiti aziendali in Europa.

Il report 'Running hot: accelerating Europe's path to Paris' si basa sui dati che quasi 1.000 imprese, che rappresentano circa l’80% del valore del mercato europeo, hanno fornito a Cdp nel 2020 e su un’ampia ricerca di mercato. Gli ultimi dati aziendali mostrano uno slancio verso una migliore definizione degli obiettivi tra le aziende, con le migliori che si stanno decarbonizzando velocemente. Il 56% delle aziende riferisce di avere un piano di transizione in atto – oltre il 75% nel settore energetico.

È incoraggiante che oltre il 50% delle aziende europee per valore di mercato abbia aderito all'iniziativa Science Based Targets, che controlla se gli obiettivi di emissione sono allineati con l'accordo di Parigi, oppure no. Infine, le più virtuose in termini di decarbonizzazione hanno riportato riduzioni di emissioni totali del 15% l'anno scorso, e hanno tagliato l'intensità di carbonio (emissioni per entrate) di un quinto.

Persistono però grandi differenze. Nei settori dell'acciaio e delle utilities impiegate nell’energia elettrica, i dati mostrano che le aziende migliori sono fino a 4 volte più efficienti in termini di emissioni di Co2 di quelle con le prestazioni più basse. E solo il 35% delle aziende nei settori a più alto impatto ambientale sta pubblicando i dati sulle proprie emissioni indirette - Scope 3 - che costituiscono almeno l’80% di tutte le emissioni totali riportate – e questo è un dato addirittura sottostimato.

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Gli autori del rapporto hanno anche sviluppato tre possibili scenari per il 2030, stabilendo tassi alternativi di accelerazione nella definizione degli obiettivi aziendali. I risultati indicano che per limitare il riscaldamento a 1,5°C sarebbe necessario moltiplicare per 8 l’attuale livello di ambizione delle aziende europee sulle emissioni. Gli scenari si basano sui punteggi Cdp, che danno un'indicazione generale dell'attuale performance climatica di un'azienda, e sul Cdp temperature rating, che assegna un percorso di temperatura alle aziende in base agli obiettivi di riduzione delle emissioni.

Il rapporto sottolinea anche il ruolo chiave delle banche e degli investitori nel raggiungimento di questo obiettivo. Attualmente, solo la metà delle istituzioni valuta se i clienti o le società partecipate hanno strategie allineate all’Accordo di Parigi. Ma senza un maggiore impegno, il rapporto stima che in uno scenario di 'modesta accelerazione' le banche potrebbero aver bisogno di adeguare i loro portafogli di prestiti del 20-30% per raggiungere gli obiettivi di Parigi. Complessivamente, il settore aziendale europeo è sulla buona strada per i 2,7 °C di riscaldamento globale entro la fine del secolo - con paesi che vanno da 2,3°C (Svizzera) a 3,0°C (Regno Unito, Belgio, Italia).