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Elon Musk twitta: niente più Tesla in Bitcoin e la cripto scende del 20% in due ore

Siamo preoccupati per il rapido aumento dei consumi di combustibili fossile nelle attività di mining e nelle transazioni bitcoin, soprattutto per quanto riguarda il carbone, il peggiore. Massima fiducia nelle criptovalute ma ciò non può andare a detrimento dell'ambiente. Tesla non venderà i suoi Bitcoin ma punterà su altre cripto che usano meno dell'1% dell'energia che usa bitcoin per le sue operazioni. Più o meno questo il succo del tweet, arrivato nel cuore della notte italiana, con cui Elon Musk annuncia il disimpegno di Tesla da Bitcoin. Verso la mezzanotte il Bitcoin stava a 54.700 dollari. Dopo il tweet, all'1.30 italiane, era a 51.500 dollari, segnando un meno 8%. Alle due ha guardato in faccia i 45mila dollari e meno 20%, poi è risalita lentamente sopra i 50mila, segnando comunque un meno 11.5%.

Motivi ambientali. Si è più volte visto in queste ultime settimane come su questo fronte si siano generati due partiti opposti: gli apocalittici che, più o meno, si possono riassumere con i dati del Global Cryptoasset Benchmarking Study dell’Università di Cambridge che evidenzia come la rete bitcoin consumi 121 TWh l’anno: se fosse una nazione sarebbe tra le 30 al mondo con i consumi più alti. E gli oppositori come i team di Jack Dorsey, creatore di Twitter e di Square e di Cathie Wood di Ark Invest che hanno prodotto i risultati di una collaborazione di ricerca. L'obiettivo? Dimostrare come l'estrazione di bitcoin incentivi l'uso di energia rinnovabile. Dice la Wood: “Con la convergenza delle tecnologie di mining di criptovalute, di stoccaggio di energia e di AI, è probabile che l'adozione di energie rinnovabili acceleri”. Insomma, le funzioni della rete bitcoin potrebbero agire come un acquirente unico di energia, in grado di garantire che l'estrazione e il commercio di bitcoin si affidino a fonti di energia pulita.

Ambientalista o non ambientalista che sia Elon Musk (chissà quanto consumano i suoi razzi spaziali), ancora una dichiarazione che destabilizza l'andamento già volatile delle criptovalute, dopo quello scatenato dalle indiscrezioni dello scorso fine aprile secondo cui l'amministrazione di Joe Biden starebbe per proporre una tassa sul capital gain fino al 43,4% per i più ricchi che aveva portato il bitcoin sotto i 50mila dollari dopo tanto tempo. E una mossa che non giunge del tutto improvvisa: durante il primo trimestre del 2021, Tesla ha acquistato criptovalute per un valore di 1,5 miliardi di dollari, poi ne ha vendute per 272 milioni di dollari. Il 26 aprile, Tesla ha dichiarato di avere ottenuto dalle vendite di bitcoin un impatto positivo di 101 milioni di dollari sulla redditività.