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I rialzi tra i bancari non bastano, Piazza Affari chiude in rosso

Seduta particolarmente negativa per le borse europee, tornate a fare i conti con le pressioni inflazionistiche e con il conseguente rialzo dei rendimenti sul comparto obbligazionario. La rotazione settoriale ha così fatto ripartire le vendite sui titoli tecnologici a scapito di quei settori che sembrerebbero avvantaggiati dalle riaperture.

In attesa del dato sui prezzi al consumo statunitensi di domani, oggi a monopolizzare l’attenzione degli operatori è stato l’aggiornamento cinese sui prezzi alla produzione (“antipasto” di quelli al consumo), saliti ad aprile del 6,8% annuo.

In questo contesto, il Ftse Mib si è fermato a 24.396,01 punti (-1,64%) mentre lo spread con i titoli tedeschi si è attestato a 110 punti base (+1,2%).

Tra le poche performance positive all’interno del paniere delle blue chip troviamo quelle del comparto bancario: Banco BPM ha segnato un +0,99%, UniCredit, che ha avviato il piano di buyback, un +0,57%, e BPER un +0,9%.

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Sopra la parità anche le azioni Mediobanca (+0,21%) che ha chiuso il trimestre a fine marzo con un utile netto di 193,3 milioni, contro gli 84,6 dello stesso periodo dell'anno precedente (155 milioni per gli analisti). Incremento di tre punti percentuali per i ricavi, saliti a 1,96 miliardi.

Giornata di conti anche per Finecobank (-1,8%) che nei primi tre mesi ha registrato un’ultima riga di conto economico in utile, in versione “adjusted”, per 94,7 milioni, +2,7% nel confronto con il pari periodo 2020.

Dietro la lavagna troviamo CNH Industrial (-3,96%), STMicroelectrronics (-3,37%) e Stellantis (-2,9%). (in collaborazione con money.it)