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Ventura indaga l'umanità di George Smiley, la 'spia perfetta' dei romanzi di John Le Carré

George Smiley, campione di tutti gli agenti segreti, miglior analista e operativo dell'intelligence britannica, raccontato nella sua natura umana in una biografia che si intreccia con quella del suo creatore, in un gioco di specchi che è l'essenza stessa dell'arte e della scrittura di John Le Carré. E' Marco Ventura, giornalista, autore televisivo, esperto di comunicazione e responsabile di uffici stampa istituzionali, a delineare la figura letteraria di Smiley, la più riuscita creatura di Le Carré, il "cantore del Muro, il romanziere della Guerra Fredda, l'inventore di thriller spionistici diventati bestseller perché interpretano lo spirito di un'epoca".

Si tratta di "un 'antieroe' perché, scrive Ventura nel libro 'George Smiley - la spia perfetta di John Le Carré', edito da Nuova Argos, "non è brillante o upper class come Philby. Non è atletico come James Bond. Non è dotato di gadget tecnologici né si muove per set spettacolari con la prestanza e la spavalderia di una star di Hollywood". Un personaggio che, osserva Giampiero Massolo nella prefazione del volume, si muove in un "mondo che fu e che oggi ci sembra distante anni luce. Un mondo basato sulle certezze,sui blocchi, manicheisticamente diviso tra i buoni per definizione e i cattivi per definizione, nel quale era semplice scegliere da che parte stare e sentirsi in qualche modo nel giusto. Un mondo solido, agli antipodi rispetto all'estrema liquidità dei nostri tempi, dove tutto tende ad apparirci mutevole e senza punti di riferimento, dove si naviga a vista in mari per lo più sconosciuti".

Quelle di George Smiley "restano ancora oggi le qualità irrinunciabili dell'intelligence officer, l'unico che può ancora riassumere in sé stesso il calore delle impressioni con la freddezza dei dati. L'unico -osserva Massolo- che può restare sé stesso pure dovendo indossare panni altrui. L'unico che può dare un contributo determinante ai governi aiutandoli a vedere nel buio".